Storia del K.M.

« Cercherò di essere così buono che non avrò bisogno di uccidere »

(Imi Lichtenfeld)

Il Krav Maga è un metodo di combattimento israeliano nato in ambienti ebraici dell'Europa centro-orientale nella prima metà del XX secolo. La parola krav maga, in ebraico moderno, significa letteralmente "combattimento con contatto". La traduzione più utilizzata è comunque "combattimento corpo a corpo". Anche se viene spesso indicato come stile di combattimento finalizzato alla difesa personale, in realtà il krav maga ha una componente offensiva che spesso prevede di attaccare l'avversario prima di essere attaccati

NASCITA E STORIA

Il krav maga (difesa personale) è un sistema di tecniche di combattimento e sopravvivenza nato in Israele nella prima metà del XX secolo grazie ad un ufficiale dell'esercito, esperto in tecniche di lotta occidentali, Imi Lichtenfeld. La parola krav maga, significa letteralmente "combattimento con contatto".

Questo sistema venne creato da Imi Lichtenfeld su richiesta del governo Israeliano. Infatti gli venne richiesto di sviluppare un sistema di combattimento efficace ma rapido da apprendere, al fine di addestrare le neonate forze speciali israeliane impegnate subito in una durissima lotta di invasione. L'esperienza di Lichtenfeld influenzò pesantemente lo stile e la filosofia del krav maga. Grande ginnasta, pugile e campione di lotta libera, alla base teorica aggiunse una grande esperienza di lotta di strada, maturata in una gioventù in parte passata a lottare per la vita nei vicoli del suo paese natale, allora occupato dai nazisti.

Il risultato della sua opera fu un sistema di combattimento semplice ed efficace, nato appunto per essere appreso in breve tempo. Il krav maga risponde a criteri di tipo militare quali l'efficacia e la rapidità con cui si arriva al risultato desiderato, che spesso è la neutralizzazione definitiva dell'avversario. Infatti esso punta proprio alla neutralizzazione del nemico, prima che questi possa diventare una minaccia, con un mix di tecniche che vanno da pugni a leve articolari, a calci e proiezioni. Esso punta prevalentemente a zone vitali del corpo quali: genitali, carotide, occhi etc, (ritenute normalmente intoccabili negli sport di contatto, e pertanto non può essere praticato in forma sportiva come per tutti gli sport da combattimento).

A ciò si aggiunga la grande attenzione che riveste la preparazione per fronteggiare nemici armati, anche di armi da fuoco.

Il krav maga si rivolge a tutti: uomini, donne e ragazzi. Le sue tecniche trovano particolare riscontro nel campo di operatori della sicurezza, forze armate e di polizia. Grazie ai primi seguaci di Imi Lichtenfeld, oltre che in Israele, il krav maga è ormai diffuso in tutti paesi del mondo, dando vita a numerose scuole.

Imi Lichtenfeld nacque a Budapest nel 1910 ma crebbe a Bratislava, all'epoca capitale della Slovacchia. Fondamentale per l'educazione di Imi fu la figura del padre, Samuel, un circense esperto di lotta e sollevatore di pesi. In questo clima di grande passione per le attività fisiche e sportive, Imi mosse i primi passi nel mondo del combattimento. Nel 1928 vinse il Campionato giovanile di lotta libera, qualche tempo dopo vinse il Campionato "master" di lotta libera nazionale e di lì a poco anche una competizione internazionale di ginnastica e un torneo nazionale di boxe. Gli anni successivi furono un susseguirsi di successi sportivi che testimoniano la sua incredibile predisposizione per gli sport da combattimento. Verso gli anni trenta si trovò ad affinare le sue tecniche di combattimento per le strade, infatti, assieme ad alcuni amici, costituì un gruppo che si addestrava specificatamente a scontri con le bande sempre più numerose di antisemiti. Nel 1940 lasciò Bratislava e fuggì verso la Palestina, sfuggendo all'olocausto. Nel 1944 partecipò alla costituzione dell'esercito israeliano, addestrando diverse unità di élite di Hagana e Palmach. Per oltre 20 anni mise a disposizione della forza di difesa israeliana la propria esperienza nel combattimento contribuendo a forgiare la leggenda delle unità speciali israeliane. Dopo anni passati al servizio dell'esercito si ritirò non rinunciando però a diffondere le tecniche apprese e raffinate negli anni. Infatti adattò il krav maga a scopi civili per renderlo praticabile anche a donne e ragazzi, al fine di permettere a ogni persona di muoversi liberamente in qualsiasi ambiente.

CARATTERISTICHE

Il krav maga è una "tecnica di combattimento" semplice e pratica (chi la insegna preferisce non chiamarla "arte marziale"). Infatti è nata per essere appresa in breve tempo ed essere usata in uncontesto bellico. Il krav maga predilige un approccio offensivo, che caratterizza questo sistema di combattimento. Se altre arti marziali tradizionali, soprattutto di matrice orientale, tendono ad associare oltre all'insegnamento delle tecniche un sistema filosofico e spirituale, il krav maga risponde a criteri di tipo militare quali l'efficacia e la rapidità con cui si arriva al risultato desiderato, che è la neutralizzazione dell'avversario.

Dove spesso molte arti marziali (tra le quali anche quelle da cui il krav maga ha attinto, come il judo, il ju-jitsu, il kung-fu, etc...) prediligono un'impostazione attendista che lascia all'avversario la prima mossa, il krav maga punta ad una rapida neutralizzazione dell'avversario prima che questi possa diventare una minaccia. Esso è una sintesi armonica di tecniche derivate dalle arti marziali, da sistemi di lotta a mani nude e dai metodi del close combat del Maggiore Firebairn. L'impostazione privilegiata prevede l'attacco a parti "sensibili" del corpo come occhi, gola o genitali, evitando movimenti e azioni macchinose o non alla portata di tutti.

Questa impostazione, adatta ad ambienti ad alto rischio come i teatri operativi mediorientali, potrebbe essere fonte di problemi in situazioni di vita quotidiana: infatti l'approccio aggressivo e anticipatorio potrebbero portare a complicazioni di natura penale. Per questo, nell'ambito civile della difesa personale, il krav maga viene insegnato da istruttori esperti per essere usato solo in casi estremi di pericolo per la propria vita (violenza da strada, tentativi di stupro, aggressioni a mano armata ecc.).

La classificazione del krav maga come sistema di combattimento ravvicinato (come bene evidenzia la traduzione del nome) si evidenzia anche nella sua scarsa attitudine a essere praticato come sport da competizione. Puntando soprattutto a zone del corpo (genitali, carotide, occhi etc.) ritenute normalmente intoccabili per altri sport di contatto, il krav maga difficilmente può essere praticato in forma sportiva, come avviene per karate, taekwondo ed altri sport da combattimento. A differenza delle arti marziali che ritualizzano i gesti il krav maga è un sistema di combattimento pragmatico: ogni gesto è essenziale, ogni colpo diretto verso un punto sensibile.

A ciò si aggiunga la grande attenzione che riveste la preparazione per fronteggiare nemici armati, anche con armi da fuoco come pistole e fucili, per comprendere l'elevata specificità di impiego di questo sistema di combattimento, in cui lo scontro fra due avversari a mani nude è solo una delle possibilità.

DIFFUSIONE

Seguendo la diffusione resa possibile grazie ai primi studenti di Imi Lichtenfeld, oltre che in Israele, il krav maga si è diffuso in paesi dove forte è la presenza delle comunità ebraiche o si sono sviluppati solidi canali di collaborazione in ambito militare e di intelligence.

Per questo le principali scuole di combattimento e la maggior diffusione di questi sistemi si trovano negli USA, in Russia, in Francia, in Brasile ed in Italia, paesi tutti che hanno forti legami con Israele e il mondo ebraico.[senza fonte] Il krav maga è insegnato nelle accademie dei più famosi servizi segreti (Mossad, CIA ecc.) e corpi speciali di polizia (come l'FBI) o esercito (come il Col Moschin ecc.) con una sempre più massiccia diffusione in Italia tra le forze dell'ordine (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, ecc..), i reparti militari d'elite fino ad arrivare agli operatori della sicurezza e vigilanza privata (es. guardie del corpo).

Da un decennio a questa parte il krav maga è divenuto una realtà anche per i semplici cittadini nell'ambito della difesa personale, in quanto le diverse federazioni e organizzazioni esistenti hanno scientificamente studiato e sviluppato metodi specifici adatti ad ogni individuo, di qualsiasi corporatura (donne, uomini e ragazzi), che si prestano all'autodifesa in qualsiasi luogo e situazione (a piedi, in auto, in ambienti chiusi o aperti, etc...).

Dalla scomparsa di Imi Lichtenfeld, il suo creatore, il Krav Maga israeliano, ha subito negli anni, varie modifiche e si è prestato a varie interpretazioni da parte dei vari studenti di prima e seconda generazione.

Imi Lichtenfeld

« Cercherò di essere così buono che non avrò bisogno di uccidere »

(Imi Lichtenfeld)

Imre Emerich Lichtenfeld, noto come Imi anche con il nome ebraico Imi Sde-Or (Budapest, 26 maggio 1910 – Netanya, 9 gennaio 1998), è stato un artista marziale e militare israeliano, noto per essere stato il fondatore del metodo di combattimento e autodifesa krav maga.

Nacque a Budapest nel 1910 in una famiglia ebraico-ungherese ma crebbe a Bratislava (a quel tempo chiamata Pozsony) all'epoca capitale della Slovacchia. Fondamentale per l'educazione di Imi fu la figura del padre, Samuel Lichtenfeld, un acrobata circense esperto di lotta e sollevatore di pesi ed, in seguito, ispettore capo di un dipartimento investigativo della polizia.

In questo clima, sin da piccolo si mostrò una persona polivalente e, grazie al padre, Imi si appassionò all'arte circense (a 13 anni entrò a far parte di un circo itinerante), al nuoto e agli sport da combattimento, praticando boxe e wrestling, ove ottenne notevoli risultati (nel 1928 vinse il campionato giovanile di lotta libera in Cecoslovacchia e nel 1929 fu campione nazionale di lotta nella categoria Seniores e campione internazionale di pugilato). Esercitò anche ginnastica acrobatica, arti marziali come judo e jujitsu e partecipò a vari spettacoli teatrali, dedicandosi all'arte drammatica. Gli anni successivi furono un susseguirsi di successi sportivi che testimoniano la sua incredibile predisposizione per gli sport da combattimento, trovandosi ad affinare le sue tecniche di combattimento per le strade, infatti, assieme ad alcuni amici.

Negli anni trenta, le persecuzioni naziste contro la popolazione ebrea di Bratislava imperversarono rapidamente e Lichtenfeld, assieme ad altri lottatori della sua estrazione etnica, si impegnò nell'affrontare gli aggressori. Fu proprio questa esperienza a far capire ad Imi che la lotta di strada è una situazione ben diversa dal confronto sportivo e, in base alla pratica in queste circostanze, iniziò a sviluppare un proprio sistema di combattimento, adatto per affrontare i pericoli della vita quotidiana. Costituì anche un gruppo che si addestrava specificatamente a scontri con le bande sempre più numerose di antisemiti.

Imi, a seguito dell'occupazione nazista in Cecoslovacchia, per sfuggire all'olocausto fu costretto a fuggire assieme ad altri uomini lasciando Bratislava ed andando in Palestina nel 1940, dopo un viaggio molto travagliato (rischiò di perdere la vita per salvare alcune persone cadute dall'imbarcazione ed essa fu distrutta poi da forti correnti d'aria mentre si stava dirigendo a Creta).

Nel 1944 partecipò alla costituzione dell'esercito israeliano, addestrando diverse unità di élite di Haganah e Palmach. Per oltre 20 anni mise a disposizione della forza di difesa israeliana la propria esperienza nel combattimento contribuendo a forgiare la leggenda delle unità speciali israeliane. Dopo anni passati al servizio dell'esercito si ritirò non rinunciando però a diffondere le tecniche apprese e raffinate negli anni.

Dopo la nascita dello stato di Israele nel 1948, divenne istruttore capo per l'addestramento fisico delle Forze di Difesa Israeliane. Proprio in questo periodo, Lichtenfeld, grazie alle sue esperienze di lotta maturate sia nelle competizioni sportive che per la strada, introdusse un sistema efficace e, allo stesso tempo, da apprendere in breve tempo: il krav maga.

Dopo essersi ritirato dal servizio militare nel 1964, Imi iniziò ad adattare il krav maga a metodo di difesa personale ed estendendolo anche alle forze di polizia e ai civili, a persone di ambo i sessi e di qualsiasi età. Per diffondere la sua disciplina, fece istituire due scuole a Tel Aviv e a Netanya, la città dove viveva.

Nel corso degli anni, vennero aperte sempre più scuole di krav maga, in modo da diffonderlo in tutto il mondo. Nel 1978, Lichtenfeld istituì la I.K.M.A. (Israeli Krav Maga Association), associazione atta alla promozione e divulgazione di questo metodo in Israele e nel mondo. Dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti, morì nella città di Netanya il 9 gennaio del 1998.

Un’arte marziale nata sulla strada, divenuta bandiera ideale di un intero popolo.

Ogni popolo, nel corso dei secoli, ha assunto dei tratti distintivi che l’hanno reso unico rispetto agli altri. Caratteristiche influenzate anche, e soprattutto, dagli eventi storici e dalla reazione dei popoli. Quando si parla del popolo ebraico, il primo fattore che viene subito in mente è l’incredibile capacità di adattamento. Combinata ad un’ostinazione e ad una resilienza senza eguali, questa capacità ha permesso agli appartenenti del “popolo eletto” di resistere ai duri colpi che la storia ha loro inferto. Una lunga rotta, lastricata di difficoltà, coronata con la creazione e la difesa dello Stato d’Israele.

L’orgoglio e lo spirito di appartenenza che gli israeliani nutrono verso la terra di cui sono diventati padroni vanno a braccetto con la combinazione accennata in precedenza. Non a caso, dunque, l’arte marziale israeliana per antonomasia nasce sulla strada, dalla precisa necessità di far fronte alle difficoltà della vita di tutti i giorni. Per conoscerne le origini bisogna tornare indietro alla seconda metà degli anni ’30 del secolo scorso, periodo in cui l’antisemitismo era una realtà consolidata in gran parte dell’Europa, in particolare nell’Europa centrale.

La Cecoslovacchia ad esempio, caduta sotto il dominio nazista, fu una delle nazioni più coinvolte nelle politiche discriminatorie. E proprio nella Bratislava di quegli anni Imre Emerich Lichtenfeld si ritrovò a combattere ogni giorno contro gruppi di giovani hitleriani.

“Quando le gang della Hitler-Jugend cominciarono ad aggredire noi ebrei per le strade, la vita ci mise di fronte due opzioni: reagire o scappare. Io scelsi di reagire”.

Il Krav Maga nasce da questa presa di coscienza. In ebraico moderno, il termine Krav Maga significa “lotta di contatto” ed è proprio ciò che Imi Lichtenfeld e compagni facevano. Il lottatore di origini ungheresi, con un solido retroterra di lotta libera e pugilato, iniziò a riunire gruppi di ebrei preparati nella lotta per reagire alle spedizioni punitive naziste. Fu così che nacque una versione rudimentale di quest’arte marziale, che prevedeva come principio base la simultaneità di difesa e attacco, ottenuta grazie a movimenti naturali.

“Sebbene non fosse solito usare la violenza, era un’iradiddio quando veniva provocato”.

Così scrive John Bierman a proposito del compagno Imi nel suo libro Odyssey, una cronaca della fuga degli ebrei dall’Olocausto. Lichtenfeld, figlio di un poliziotto maestro nelle arti marziali (suo padre Samuel aprì nel 1906 una scuola di Jiu Jitsu denominata “Ercole”), capì subito che quelle guerriglie urbane differivano totalmente da ciò a cui era abituato in palestra. Affinò quindi la nuova arte marziale attraverso la pratica, introducendo in ogni confronto nuovi accorgimenti. Uno di questi è tutt’oggi universale: mai utilizzare due mani nella stessa mossa difensiva. Osservando degli allenamenti di Krav Maga, si può notare come questo principio sia rimasto imprescindibile. Nelle tecniche di disarmo, ad esempio, con una mano si gira il carrello mentre con l’altra si sfila la pistola dallo stesso.

Ad essere ancora più precisi, la prima versione del Krav Maga era definita “Kapap”, ovvero “combattimento faccia a faccia”. Una versione più evoluta vide poi la luce nel dopoguerra. Lichtenfeld, finite le ostilità in Europa, riuscì ad imbarcarsi sul Pentcho, l’ultima nave che partì dalla Cecoslovacchia verso la Palestina. Dopo una serie di peripezie, nel 1942 arrivò a destinazione.

A causa di un’infezione all’orecchio trascurata rischiò seriamente la morte; tuttavia nel corso di due anni si rimise in sesto e nel 1944 subentrò come uno dei principali addestratori del Palmach, un apparato paramilitare degli Yushiv durante la penetrazione nella Palestina britannica, che si rivelò decisivo nella guerra del ’48 (gran parte degli ufficiali comandanti del Palmach poi formarono l’esercito regolare israeliano). Fu in questo periodo che il combattente nato a Budapest ebbe modo di affinare i movimenti e la filosofia della sua arte marziale.

Dal punto di vista prettamente tecnico, il Krav Maga non ha nessuna regola base; per via di questa caratteristica, è la miglior arte marziale che si possa apprendere sul breve termine (si apprende molto più in un mese di allenamenti di Krav Maga che in trenta giorni di esercitazioni di pugilato o altri stili di lotta). Coloro che praticano il Krav Maga, tuttavia, sostengono che l’obiettivo di quest’arte non sia vincere un combattimento, bensì evitarlo.

Essa rappresenta un ibrido dal momento che il suo retaggio è legato a discipline come Muay Thai, Judo e il Jiu-Jitsu. Si predilige la lotta in piedi e, grazie alle leve e alle rotazioni, chi pratica Krav Maga sa essere efficace anche contro avversari ben più grossi. Oggi gli insegnanti hanno implementato diversi stratagemmi per restituire uno scenario quanto più realistico possibile: il bendaggio dell’allievo, la pratica della tecnica solo dopo un allenamento fisicamente e mentalmente stressante (per calarsi meglio in un’evenienza concreta), quindi l’allenamento outdoor su varie superfici.

Come in ogni arte marziale, la componente mentale fa la differenza. Chi pratica il Krav Maga impara a distinguere l’aggressività emotiva da quella fisica, allontanandosi dalla prima per abbracciare totalmente la seconda.

“Un allievo dev’essere mentalmente pronto, cosicché non vada mai nel panico. L’autodifesa è educativa: il mio compito è rendere l’allievo una persona migliore, non una persona aggressiva”.

Dietro i movimenti e i colpi del Krav Maga c’è una precisa analisi di ogni aspetto: in primis dell’ambiente circostante, quindi dei punti più vulnerabili dell’avversario e degli oggetti contundenti a sua disposizione, in particolare delle armi bianche. Ad esempio si insegna che in un coltello a lama fissa, la parte più pericolosa non è la punta né la lama, bensì il manico, in quanto può facilmente essere usato per colpire gli occhi. Altri punti vulnerabili vengono considerati la gola, le costole, le dita e le ginocchia.

Il Krav Maga è emerso definitivamente a partire dal 1949. Lichtenfeld in quell’anno si affermò come maestro dell’IFD (Israelian Force Defence), servendo per vent’anni per poi ritirarsi dall’esercito. Tra gli altri Lichtenfeld addestrò gli agenti speciali del Mossad, il principale servizio segreto israeliano. Quattro dei dodici agenti che catturarono nel 1960 il colonnello nazista Adolf Eichmann a Buenos Aires, poi processato a Gerusalemme (processo di cui parla anche la filosofa e sociologa ebrea Hannah Arendt nel suo libro “La banalità del male”), vennero addestrati da lui.

Colui che si occupò della cattura in prima persona fu Zvi Malkin, uomo eclettico e cinica spia. In pieno rispetto dei princìpi del Krav Maga, agì disarmato affidandosi “al senso comune, all’immaginazione e alla capacità di improvvisare”: un vero e proprio manifesto ideale.

Gli agenti del Mossad hanno sempre avuto un’educazione militare e marziale di altissimo livello, e la furtività con cui sono costretti ad agire in situazioni al limite ben si sposa con gli insegnamenti del Krav Maga. Quando nel 1954 una squadra operativa si occupò delle ricerche di Alexander Ivor, ex ufficiale della Marina d’Israele diventato informatore per l’Egitto, bisognava impedire che Ivor prendesse un volo da Roma (dove si era rifugiato) per Il Cairo. Il ramsad Isser, capo del Mossad, nell’impartire ordini alla squadra operativa si raccomandò di evitare scene teatrali e disse loro:

“Ivor non deve salire su quell’aereo. Inscenate una rissa, immobilizzatelo, feritelo se necessario”.

Questa sarebbe stata l’extrema ratio, senza mai forzare la mano ricorrendo ad armi e operazioni plateali. Un’altra dimostrazione dell’utilità pratica degli insegnamenti del Krav Maga si può ricondurre ad un episodio datato 29 gennaio 1971 che coinvolse Meir Dagan, ramsad dal 2003 al 2011 e abilissimo nel calcio del coltello. Durante una ronda in un campo profughi palestinese, il veicolo su cui viaggiava Dagan incrociò un taxi all’interno del quale riconobbe Abu Nimer, pericoloso terrorista arabo. Nimer, che si accorse del pericolo, scese dal taxi brandendo una granata, alla quale aveva tolto una delle sicure.

Con un invidiabile sangue freddo, prima Dagan urlò ai commilitoni di stare attenti, poi si gettò a capofitto sul terrorista, scippandogli la bomba e mettendolo spalle a terra. La leggenda narra che in seguito Dagan lo abbia anche ucciso a mani nude. Proprio questo spaccato di vita reale mette in luce un insegnamento teorico del Krav Maga: la componente psicologica è fondamentale.

Negli anni ’70 il Mossad salì alla ribalta dei notiziari sportivi quando si occupò di eliminare tutti i terroristi di Settembre Nero, l’organizzazione che causò 11 morti israeliani nell’attentato al villaggio olimpico di Monaco ’72. L’eliminazione fisica dei principali componenti del gruppo giordano, che prese il nome di Operazione Ira di Dio (o operazione Baionetta), richiese diversi anni e passò alla storia come il lavoro più efferato compiuto dai servizi segreti d’Israele. Ogni obiettivo aveva un proprio dossier dedicato ed una squadra dedicata, supervisionata dall’allora primo ministro Golda Meir.

L’ultimo ad essere ucciso fu nel 1979 il responsabile diretto dell’attentato di Monaco, Ali Hassan Salameh, denominato “Principe rosso”. Ma non prima di un clamoroso scambio di persona passato alla storia come “Affare Lillehammer”. Nel maggio del ’72 un cameriere marocchino, Ahmed Bouchiki, fu scambiato proprio per Salameh e freddato sotto gli occhi della moglie. Questa svista fu un’onta per il Mossad, in un brutale omicidio di un innocente totalmente estraneo alla vicenda.

Dagli anni ’60 in poi il Krav maga è stato insegnato anche ai poliziotti ordinari, e nel 1978 Lichtenfeld aprì la prima scuola dedicata a civili. Per le dinamiche d’origine, il Krav Maga non può essere considerata un’arte marziale classica, dal momento che non è praticata su nessun tappeto specifico e non è nata in palestra, ma dalle necessità di una quotidianità tormentata. È combattimento nella vita di tutti i giorni, tanto che gli stessi maestri del Krav Maga sanno bene che quest’arte è sempre esistita. Si tratta di lotta per la vita, allo stesso tempo intima e collettiva: proteggere sé stessi e successivamente anche la Nazione.

Nel corso degli anni la tecnica del Krav Maga è stata esportata anche all’estero. In Italia ci sono diverse scuole, e anche negli Stati Uniti questa ha avuto un discreto successo. Proprio negli USA alcuni osservatori hanno rintracciato delle somiglianze tra le tecniche utilizzate dall’esercito israeliano e la modalità con cui Derek Chauvin ha brutalmente ucciso George Floyd nel maggio scorso, facendo pressione col ginocchio sulla sua testa.

Sono state messe alcune immagini a confronto ed è innegabile che una matrice comune ci sia, sebbene il Krav Maga originariamente non prevedesse l’uccisione. Nel corso dei decenni, tuttavia, la filosofia dietro questa tecnica di combattimento ha visto dei cambiamenti sostanziali. Nella puntata dedicata a Israele del documentario Fightworld, un approfondimento su varie arti marziali in giro per il mondo trasmesso da Netflix, Eitan Cohen, maestro di Krav Maga della squadra anti-terrorismo d’Israele, ha infatti esplicitamente dichiarato:

“Il Krav Maga non è uno sport e non è salutare […] in pratica nel Krav Maga si impara quello che può aiutarmi ad uccidere qualcuno”.

In Medio Oriente, dove la situazione non è certo delle più pacifiche, gli israeliani sanno quindi come difendersi ma anche come attaccare a loro volta: è il Krav Maga a temprare le loro anime, preparandoli agli scontri più inaspettati e cruenti.

Scritto da Gianluca Losito